
Sempre più cani oggi soffrono di intolleranza alimentare.
Questa condizione può avere varie cause: un'alimentazione sbilanciata, la somministrazione di uno o più ingredienti indigesti, una diagnosi errata e, di conseguenza, una cura inappropriata.
Purtroppo non tutti i proprietari dedicano ai sintomi la dovuta attenzione, nella convinzione che si tratti di malesseri di lieve entità con i quali il cane possa convivere.
Niente di più sbagliato: a lungo andare, l'intolleranza può degenerare in patologie di varia natura, procurando al peloso molte sofferenze.
Nell'immediato, inoltre, può seriamente inficiare il suo benessere psicofisico, impendendogli di vivere in pienezza e serenità .
Oggi, unendo metodi diagnostici sempre più efficaci ad una dieta mirata, è possibile assicurare al cane intollerante una qualità di vita ottimale. A patto, naturalmente, di non sottovalutare mai il problema e di rivolgersi al veterinario ai primi segnali sospetti.
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Cos'è l'intolleranza alimentare del cane
Per intolleranza alimentare si intende l'impossibilità , da parte dell'apparato digerente del cane, di digerire e assimilare particolari alimenti e/o principi nutritivi.
In questa sua peculiarità , l'intolleranza si distingue nettamente dall'allergia alimentare (con la quale spesso, erroneamente, viene identificata). Quest'ultima, infatti, consiste in una reazione degli anticorpi scatenata dall'ingestione di una o più sostanze nutritive che il sistema immunitario considera nocive.
Tra gli alimenti che possono provocare un'intolleranza alimentare ci sono lo zucchero, il lievito, il sale, i carboidrati complessi (come la pasta) e i prodotti da forno (pane, pizza, dolci).
Fra gli ingredienti contenuti nei mangimi industriali, i principali responsabili delle intolleranze sono i cereali ad alto indice glicemico, come il frumento. Per questo, molte formule specifiche per cani intolleranti sono "Grain Free", ovvero prive di cereali.
Il sistema digestivo del cane, infatti, non possiede né la struttura anatomica, né gli enzimi necessari all'assimilazione di questo tipo di alimenti.
Una dieta che li includa o che li impieghi addirittura come ingrediente di base mette in seria difficoltà lo stomaco e l'intestino del peloso, con due gravi conseguenze:
- i nutrienti del cibo, anche quelli benefici, non vengono assorbiti. Ciò causa malnutrizione e deficit del sistema immunitario, debilitando fortemente l'organismo ed esponendolo all'insorgenza di infezioni e malattie;
- il cane comincia a soffrire di vari malesseri, con una sintomatologia che può coinvolgere organi, tessuti e funzioni vitali.
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I sintomi
Nel cane, le manifestazioni più evidenti della presenza di un'intolleranza sono, come si può ben immaginare, quelle a carico dell'apparato gastrointestinale: diarrea, vomito, gonfiore addominale, spasmi, meteorismo, reflusso, alito cattivo, transito irregolare.
Non di rado (specialmente nei cani sterilizzati) l'intolleranza può dare origine a cistiti e altre affezioni delle vie urinarie.
A ciò si accompagnano affaticamento, letargia, prostrazione, astenia; le difficoltà di assimilazione causano carenze nutrizionali che indeboliscono le difese immunitarie, lasciando l'organismo in balia di virus, germi e batteri patogeni.Â
Con il passare del tempo, inoltre, questa situazione può produrre alterazioni nell'attività metabolica, favorendo l'insorgenza del diabete, dell'obesità e di altre cronicità (come le patologie articolari, strettamente collegate al sovrappeso).
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Diagnosi e cura: la dieta ad esclusione
Se il tuo cane manifesta sintomi che possono essere ricondotti ad un'intolleranza alimentare, non esitare: portalo immediatamente dal veterinario, che procederà ad una diagnosi mirata. Oltre che alla visita e agli esami di routine, il tuo amico del cuore sarà sottoposto alla cosiddetta "dieta ad esclusione". Di cosa si tratta?
La dieta ad esclusione rappresenta attualmente il metodo di indagine più efficace per l'individuazione dell'alimento (o degli alimenti) all'origine dell'intolleranza.Â
Consiste nell'alimentare il cane con un solo tipo di proteina per un periodo di tempo non inferiore alle 10 settimane.
Un trattamento con durata più breve, infatti, non risulta pienamente attendibile in quanto, nella maggior parte dei casi, l'assunzione di uno stesso alimento non produce effetti significativi prima dei due mesi.Â
Si comincia cambiando radicalmente la fonte proteica. In caso di miglioramento, si passa al "test di provocazione", ovvero alla somministrazione dell'ingrediente che si sospetta essere la causa scatenante dell'intolleranza.
Se i sintomi dovessero ricomparire, si avrà conferma che il tuo cane è intollerante a quel determinato ingrediente: il veterinario, quindi, gli prescriverà una dieta "ad hoc" che ne escluda del tutto la presenza.
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