
Come educare un gatto?
Chiunque decida di fare entrare nella propria vita - e nella propria casa - un gatto, compie una scelta ben precisa. E non perché il gatto sia migliore o peggiore di un cane, o di qualsiasi altro animale domestico, ma semplicemente perché il gatto ha una personalità e dei comportamenti propri e peculiari. Comprendere questo concetto è il primo passo per creare una convivenza serena e felice con il vostro felino. In primo luogo, non dimenticatevi le radici del vostro piccolo peloso, che - sebbene innocuo - resta strettamente imparentato con i suoi cugini africani, i grandi felini e panterini delle savane.
È stato grazie alla sua grande intelligenza (è il secondo come quoziente intellettivo tra gli animali dopo i grandi primati) che il gatto è riuscito ad adattarsi ai cambiamenti evolutivi, come ad esempio al fatto di uscire dal branco e sopravvivere autonomamente. Resta comunque il meno domestico tra gli animali, anche perché, rispetto al cane, la sua storia accanto all'uomo è molto più recente e, in buona sostanza, ancora tutta da scrivere. Il cane è un animale che ama la gerarchia, ama stare all'interno del branco e ama il proprio capobranco. Per questo è facile farsi seguire da un cane e impartirgli degli ordini, che questo animale sarà felice di eseguire. Il gatto, invece, sembra restio, ma non per scarso affetto o per poca intelligenza (abbiamo appena detto che non è così). Semplicemente, il gatto non si interessa a nulla che non reputi interessante o vantaggioso per il suo stile di vita.
Pertanto, se volete capire come addestrare un gatto, dovete prima di tutto interessarlo a quello che fate e abituarlo a dei "rituali". Il gatto è un grande osservatore e, dal momento che identifica il suo umano con la propria mamma, tende all'imitazione e alla ripetizione, imparando così a fare alcune cose. Ovviamente, se il gatto non è più cucciolo, questo compito potrà risultare più arduo, perché come vedremo, le buone abitudini si imparano da piccoli.
Perché è meglio lasciare un gattino con la madre per almeno due mesi prima di adottarlo?
Proprio perché il gatto apprende per osservazione e imitazione, i primi due mesi di vita passati con la mamma sono fondamentali, perché è lei a insegnare ai gattini le buone abitudini. La mamma gatta, infatti, non si limita ad accudire i piccoli nutrendoli, lavandoli e coccolandoli; la mamma li guida alla scoperta del mondo, insegna loro a sopravvivere e a difendersi, a nascondersi e a cacciare. Ma soprattutto, insegna ai piccoli il gioco e la lotta, e quale sia la differenza che separa i due. La gatta sorveglia il gioco tra fratelli e interviene quando questo diventa troppo aggressivo, dando una zampata sul naso o afferrando il gattino dalla collottola e allontanando i due cuccioli. Allo stesso modo insegna loro quando è il momento di ritrarre le unghie e quando fermare la mandibola, in modo che il morso non diventi una ferita e i dentini non affondino.
È chiaro che un gatto che non ha avuto modo di apprendere queste abitudini non sia in grado di distinguere la differenza, ed è spesso un gatto che morde e che graffia. Inoltre l'allontanamento precoce dalla madre può renderlo particolarmente eccitabile e aggressivo. Per questo motivo, se si dovesse accogliere un gattino che non sia stato svezzato dalla madre, occorrerà sostituirla, facendolo giocare spesso e abituandolo a limitare la propria aggressività. Prenderlo dalla collottola o dargli un colpetto leggero sul naso, imitando i gesti della mamma gatta, può aiutarlo a imparare a non graffiare e a non mordere.

La convivenza può diventare impossibile?
Convivere con un gatto aggressivo può diventare una fonte di grande stress sia per l'animale che per il suo proprietario. Infatti, molto spesso il rapporto tra i due si instaura attraverso il contatto e le coccole. Tenere in braccio il proprio gatto, accarezzarlo e sentirlo fare le fusa è di certo uno dei momenti più forti del legame tra il padrone e il suo peloso. Ma se il gatto comincia a mordere e a graffiare, sfugge il contatto e arriva addirittura a tendere agguati e ferire il proprio umano, il rapporto viene messo a dura prova. È questo il momento di armarsi di pazienza e di fare molta attenzione ai segnali che il gatto può inviarci. Comprendere la causa dell'aggressività, infatti, può essere fondamentale per individuare la soluzione e mettere in pratica delle azioni che possano risolvere il problema.

Le cause dell'aggressività: perché i gatti mordono e graffiano?
Esistono molti possibili motivi per cui un gatto morde e graffia. Riuscire a distinguerli può indirizzare in modo adeguato ed efficiente il nostro comportamento.
Ecco alcune comuni manifestazioni di aggressività nel gatto:
Aggressività dovuta a irritazione o a dolore
Questa è la forma più semplice e anche la più facile da affrontare, perché di solito è legata a un evento specifico e isolato, ed è una risposta naturale del gatto al dolore o a una costrizione. Si tratta, per esempio, dell'aggressione nei confronti del veterinario, o del gatto che morde e graffia per il fastidio provocato dai bambini che giocano troppo insistentemente con la sua coda. Avviene però che il gatto posso mordere e graffiare mentre lo si accarezza o lo si coccola. La causa di questo comportamento può essere l'originaria mancanza di contatto con la mamma: se da cucciolo il gatto è stato poco accarezzato, avrà di conseguenza una scarsa tolleranza al contatto. Se capite che questa è la causa, sospendete le carezze e i tentativi di contatto prolungato. Abituate il gatto piano piano a ricevere le vostre coccole, cominciando a carezzargli solo la testa. Poi, quando il gatto ve lo permetterà, potrete continuare con pazienza ad abituarlo alle carezze sul resto del corpo.
Aggressività dovuta a paura o a intrusione territoriale
La paura è una reazione naturale che spinge il gatto a fuggire o a nascondersi. Quando però l'animale vede invaso il proprio territorio e pensa di non avere una via di fuga o una soluzione per allontanare la minaccia, reagisce aggredendo e graffiando anche un individuo che gli si avvicini gentilmente. Per risolvere questo tipo di aggressione - che di solito è rivolto agli altri animali che arrivano in casa, ma che può essere diretta anche al padrone - occorre predisporre con attenzione un periodo di socializzazione, che potrà essere più o meno lungo, a seconda del carattere del proprio gatto e della sua capacità di accogliere un nuovo arrivato in famiglia.
Se introducete un nuovo gatto in casa, offrite ai due degli spazi di azione, dei punti di fuga e dei luoghi dove rifugiarsi. Prendete tre lettiere, e predisponete tre diverse postazioni dove andare a mangiare e a dormire. All'arrivo, mettere il nuovo gatto in una stanza separata con tutto ciò che gli occorre e dategli il tempo di abituarsi al nuovo ambiente. Ovviamente, non destinategli la stanza preferita del vostro gatto residente. Se occorre, potete anche spruzzare dei feromoni o installare un diffusore, che calmerà l'ansia del nuovo arrivato e lo aiuterà a sentirsi a casa. Quando il nuovo gatto si sarà abituato, potete fare incontrare i due, magari applicando sulle mani uno spray a base di feromoni che strofinerete sui fianchi dei due animali.
Se, nonostante tutti questi accorgimenti, i gatti manifestano aggressività, cercate di distrarli e provate pian piano ad avvicinarli con il gioco, stimolandoli per esempio a interagire con qualche giocattolino. In ogni caso, abbiate pazienza e non allarmatevi di fronte alle fughe e alle zuffe, che saranno piuttosto naturali nei primi tempi.
Aggressività rivolta al padrone in maniera indiretta
Questa è una delle reazioni del gatto più incomprensibili: il gatto si "sfoga" sul padrone a causa di evento che non ha nessun rapporto diretto con l'umano. Il gatto può, per esempio, aver visto un altro gatto che si è avvicinato al suo territorio, può aver udito un rumore o sentito un odore che lo ha infastidito e, come reazione, morde il primo essere vivente che lo avvicina, di solito il proprietario. In questi (come in altri casi, comunque), è bene familiarizzare con i segnali di irrequietezza che il gatto ci lancia. Il gatto agitato si può anticipare, perché ha una postura particolare: le pupille sono dilatate, le orecchie all'indietro e la coda sbatte nervosamente. In questo caso non lo avvicinate; lasciatelo calmare dandogli del cibo o distraendolo con un giochino. Se pensate che il gatto sia ancora un po' nervoso, non utilizzate un giocattolo che preveda un contatto troppo ravvicinato con l'animale, ma preferite un nastro legato a una bacchetta o una pallina da lanciare. Avvicinatelo per accarezzarlo solo quando si sarà calmato.
La sindrome della tigre
La cosiddetta "sindrome della tigre" è un tipo di aggressività più rara, ma che può presentarsi nei gatti da appartamento. Come abbiamo detto, il gatto è un felino predatore. La vita in un luogo chiuso, se manca di stimoli come il gioco, può risvegliare il suo istinto predatorio. Così il gatto fa agguati e aggredisce le caviglie del suo umano solo perché questi è l'unica preda in movimento a disposizione. In questi casi è bene reindirizzare l'aggressività del gatto verso altri oggetti. Nascondere del cibo all'interno di giocattoli è un'ottima soluzione. Ormai ve ne sono molti in commercio che consentono di nascondere degli snack che il gatto ottiene se riesce ad aprire il meccanismo che dispensa il premio. In questo modo appagherete il suo istinto alla predazione e alla caccia, che lo esaltano molto più della semplice ciotola di croccantini sempre facilmente alla sua portata.
Comportamento aggressivo: cosa fare, cosa non fare?
Al di là delle soluzioni da applicare a lunga scadenza e delle abitudini da reiterare per risolvere i problemi con un gatto aggressivo, molti possono rimanere spiazzati di fronte a un episodio inatteso di aggressività, specialmente se si ritrovano davanti a una zuffa tra due gatti di casa. Il migliore consiglio è quello di non perdere assolutamente la calma. Sgridare un gatto, infatti, a differenza del cane, non sortirà alcun effetto sul suo comportamento. Inoltre, essendo i gatti degli animali dall'udito particolarmente sensibile, urlare o alzare la voce può essere solo controproducente, perché li spaventerà e aumenterà la loro ansia. In più, se urlate durante uno scontro tra gatti, i due assoceranno questa sensazione spiacevole al momento del loro incontro, e questo non farà che peggiorare il processo di socializzazione tra i due.
Piuttosto, per calmare il gatto, pronunciate un "no" in maniera secca, oppure producete un rumore improvviso come un battito di mani o un mazzo di chiavi lasciato cadere per terra. Se vi sembra che l'atteggiamento del gatto sia eccessivo, potete anche farlo allontanare spruzzandogli dell'acqua con l'apposito spruzzino. Anche in questo caso, abbiate una piccola accortezza: non lasciate che il gatto veda che siete voi a spruzzare l'acqua, perché assocerà a voi una sensazione negativa. Se vi è possibile, fatevi aiutare da qualcuno che possa spruzzare l'acqua alle spalle dell'animale.
E vissero per sempre felici e contenti?
La strada per una serena convivenza è lunga, ma non impossibile. Ricordatevi che la chiave per educare un gatto è l'associazione e il rituale, non le sgridate. Cercate di fargli associare i suoi comportamenti sbagliati con delle cose negative e fastidiose per lui (lo spruzzo d'acqua è un esempio). Al contrario, ricordatevi di ricompensarlo per tutti i comportamenti positivi. Lo stimolo positivo può essere uno snack che ama particolarmente, ma anche del tempo trascorso con voi giocando, perché per il gatto il momento del gioco è sempre uno dei più stimolanti. In ogni caso, la regola generale rimane la stessa: enorme pazienza, e ripetizione ossessiva e ritualistica di esempi e ricompense.
Alla fine la ricompensa l'avrete anche voi: una vita felice e tranquilla con il vostro amico gatto!