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Chiamata anche epilessia canina, la crisi epilettica del cane è molto simile a quella umana e consiste sostanzialmente in una sorta di blackout del sistema nervoso centrale, in particolare quello della materia grigia del cervello. Si tratta evidentemente di uno stato anomalo temporaneo dei neuroni, in cui l’animale viene a trovarsi più o meno improvvisamente. Durante questo periodo, il cane ha un livello variabile di consapevolezza di quanto accade, in funzione dell’estensione dell’area cerebrale interessata dalla crisi. In termini più tecnici, si parla anche di attività parossistica nei neuroni, ossia una generale confusione del funzionamento delle cellule nervose.
Esteriormente, il cane appare in preda ad una convulsione, poiché compie movimenti involontari degli arti, della testa, ecc. L’estensione della manifestazione epilettica sul corpo dell’animale dipende dall’ampiezza e dalle regioni del cervello coinvolte. Per questa ragione, si può assistere a crisi lievi, durante le quali il cane conserva un minimo di collegamento con il mondo esterno ovvero crisi profonde, che possono interessare tutti i muscoli del corpo fino anche alla perdita di coscienza.
La prima forma di crisi epilettica è evidentemente quella più difficile da individuare, poiché può avvenire anche in un piccolo distretto del corpo dell’animale senza che il padrone abbia la possibilità di rilevare segni esteriori evidenti. Inoltre, le convulsioni derivanti dall’epilessia non possiedono caratteristiche peculiari che le rendono facilmente distinguibili dalle convulsioni di origine diversa. Da ciò ne deriva che se il cane sperimenta una volta le convulsioni, queste non devono essere esclusivamente ricondotte alla crisi epilettica.
Come accennato nel precedente paragrafo, la crisi epilettica del cane, come anche in campo umano, è un evento generalmente improvviso.
Si parla in questo caso di aura, ossia quell’insieme di sintomi nervosi che anticipano la crisi epilettica, ma anche una più banale emicrania.
Il comportamento del cane che avverte l’arrivo di questa sorta di "tempesta cerebrale" ha in genere caratteri tipici, rappresentati dalla manifestazione di paura, irrequietezza, ricerca del padrone, ecc. Il proprietario del cane affetto da epilessia cronica, riconosce in genere questi sintomi premonitori e può quindi agire di conseguenza per il bene dell’animale.
Dopo la crisi il cane manifesta in genere un atteggiamento classico, caratterizzato da iperattività, voracità e sete atavica. I comportamenti successivi all’attacco epilettico del cane rientrano nel quadro specialistico della sintomatologia postictale e possono aiutare il padrone a comprendere se il cane è stato colto da una crisi epilettica in sua assenza.
Il meccanismo intimo di funzionamento dell’attacco epilettico e, soprattutto, le cause che lo scatenano sono ancora sostanzialmente sconosciute. E’ tuttavia noto che alcune patologie cerebrali o infezioni possono condurre l’animale alla crisi epilettica. In ogni caso, è importante ricordarlo, quest’ultima può non avere origini definite.
La predisposizione genetica del cane può avere una certa influenza nella probabilità che si manifestino gli attacchi, ma in genere, oltre ad una base costituzionale predisposta, occorre la compresenza di altri fattori ambientali.
Dal punto di vista cellulare, è altrettanto noto che in concomitanza di un principio epilettico alcune cellule del cervello si sincronizzano fra loro, inviandosi segnali nervosi che finiscono per coinvolgere spesso altri gruppo di cellule nervose, estendendo così l’area cerebrale interessata. È stato osservato che le prime cellule che avviano questo meccanismo sono spesso poste in prossimità di lesioni o zone del cervello in cui è in corso un processo patologico. In quest’ultimo caso, si parla anche di epilessia sintomatica, ossia provocata da una malattia nota o da un evento traumatico precedente.
Qui, la crisi epilettica si comporta sostanzialmente come la febbre, poiché non costituisce di per sé una malattia ma si limita ad essere uno dei suoi sintomi (epilessia secondaria). Questo aspetto riveste una particolare importanza quando si affronta il tema della terapia dell’epilessia: di fronte a crisi epilettiche sintomatiche, il veterinario orienterà la cura verso la patologia scatenante il sintomo epilettico; diversamente, la terapia specifica contro l’epilessia si giustifica solo nei casi in cui questa non abbia un’origine nota (epilessia primaria).
Come descritto nel precedente paragrafo, l’epilessia primaria riguarda quella forma di crisi epilettica in cui non è noto l’agente scatenante. In medicina, quando non si conosce la precisa causa di una malattia, si usa etichettarla con il termine di idiopatica. L’esperienza ci ha confermato che la crisi epilettica primaria interessa maggiormente i cani di media e grossa taglia, di età compresa tra i 2 e 6 anni. Anche volendo indagare il cervello di questi soggetti con strumentazioni mediche sofisticate, l’esito darà sempre un risultato negativo, ossia non mostrerà alcun segno patologico evidente.
Le crisi epilettiche idiopatiche si manifestano in vari modi. In genere il primo evento compare all’interno dell’intervallo di età sopra indicato e può essere seguito da un secondo anche a distanza di molto tempo. È frequente assistere successivamente ad una regolarizzazione delle crisi e ad una riduzione del tempo intercorrente fra le stesse.
Tuttavia, è importante sottolinearlo, l’epilessia primaria non è costante nella sua evoluzione e può anche limitarsi ad un unico evento nella vita intera dell’animale.
Poiché la manifestazione convulsiva dell’epilessia è difficilmente distinguibile dalle convulsioni di altra origine e, inoltre, nella forma primaria manca anche la conoscenza di un potenziale fattore scatenante, la diagnosi di epilessia idiopatica risulta spesso complessa. Per accertare l’effettiva assenza di situazioni patologiche collegabili con gli attacchi epilettici, occorre infatti sottoporre l’animale a svariati esami clinici volti ad escludere l’epilessia secondaria.
Nella prassi, il veterinario può consigliare in alternativa di osservare ed annotare semplicemente l’evoluzione degli attacchi epilettici del cane per un certo periodo tempo. Qualora gli eventi di crisi seguano un andamento sostanzialmente regolare e non compaiono evidenze di altri problemi di salute, si può ragionevolmente ritenere che l’animale è affetto da epilessia idiopatica.
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